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Ferragamo rebranding
Gloria Farris05 ott 20226 min

Perchè il nuovo volto di Ferragamo sarà un rebranding di successo?

L’alta moda italiana rappresenta il mix perfetto tra tradizione e innovazione: fedeli alla storicità dell’artigianato italiano, i brand non possono rinunciare a rinnovarsi e a proporre sempre qualcosa di nuovo ed esclusivo. Questo non riguarda solo l’offerta a livello di prodotto, ma l’identità stessa dei brand, che tengono stretti i capi saldi della loro storia, ma si trasformano con il tempo e le necessità che questo porta con sé. È il caso del marchio toscano Salvatore Ferragamo che, oggi, si lascia alle spalle il nome del suo creatore “Salvatore”, mantenendo esclusivamente il cognome “Ferragamo”. Solo l’inizio, questo, di un rebranding che sarà un successo annunciato.

Ferragamo rebranding

Fonte: Il sole 24 Ore


Da “Salvatore Ferragamo” a “Ferragamo”: tutto sul rebranding della label di lusso

Non è un segreto che i brand appartenenti ai settori più disparati, da Volkswagen, a Pepsi, a Yahoo, fino ad arrivare a Saint Laurent e Burberry, abbiano affrontato negli ultimi anni un rinnovamento della propria immagine a favore della semplicità e del minimalismo.

Una necessità dettata dai cambiamenti del mercato e dall’era del digitale, che ha portato alla luce l’esigenza di conformarsi a un’immagine più pulita e lineare, adatta agli schermi e a tutti i loro formati.

Ferragamo, come di consueto, non è rimasto indietro: non solo ha migliorato la leggibilità del suo logo rendendolo più breve, ma ne ha rivisto i tratti con un lettering più incisivo, in stampatello al posto del corsivo, supportato e messo in risalto dallo sfondo rosso su cui si impone. Ancora una volta, un mix di innovazione e tradizione, riprendendo il bordeaux delle confezioni e delle scatole da sempre utilizzate dal brand, ma conferendogli nuova luce.

Il volto rinnovato del brand è stato annunciato sul profilo Instagram ufficiale della maison, diventando anche una vincente campagna di marketing che ha fatto parlare di Ferragamo all’alba dell’imminente sfilata, tenutasi sabato 24 settembre durante la Milano Fashion Week sotto l’occhio attento del nuovo direttore creativo Maximilian Davis.

Fin da subito, i clienti del brand e gli appassionati di moda si sono scatenati nei commenti. Chi l'ha ritenuta una mossa coraggiosa, chi addirittura un affronto all’identità storica del brand. Ma allora, perché definirlo un rebranding di successo?

#1 La moda nel 2022 è digital

Le necessità del mercato e l’esigenza di parlare a un pubblico sempre più giovane richiedono che anche i brand storici si adattino all’era digitale, e diventino digital-friendly a loro volta. La scelta di un carattere sans serif per il nuovo logo e il carattere minimal dello stesso si inseriscono perfettamente nel panorama attuale, rendendo il brand contemporaneo e ancora più appealing per le nuove generazioni.

#2 “Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli.” - Oscar Wilde

Ferragamo è conosciuto in tutto il mondo come brand elegante, storico, d’alta moda. A differenza di Gucci e Louis Vuitton, però, non rappresenta ancora uno status symbol tra le nuove generazioni. Il rebranding ha fatto sì che tornasse sulla cresta dell’onda, ponendosi sulla bocca di tutti. Una buona occasione per farlo rivalutare anche ai Millennials e alla Gen-Z, conquistando potenzialmente anche una nuova fetta di consumatori.

#3 Milano Fashion Week: una gara per la visibilità

Non è insolito che i brand, in occasione della settimana della moda milanese, adottino strategie innovative e disruptive per far parlare di sè. Nessun invito stravagante e nessuna sfilata fuori dal normale: la scelta di Ferragamo è stata quella di far parlare proprio il marchio. Evidentemente, riuscita in pieno!

perchè fare un rebranding

5 buoni motivi per cui considerare un rebranding

Ripartendo dall’inizio, con “rebranding” si intende un rinnovamento dell’immagine aziendale, un cambiamento, leggero o radicale, della brand identity dell’azienda. Sono disparati i motivi che spingono un brand a decidere di modificare la sua immagine, ma alcuni in particolare non possono essere ignorati. Ecco quali:

  1. Le esigenze del mercato
    Le esigenze del mercato corrispondono anche alla domanda, che è estremamente variabile. Non adeguarsi ai cambiamenti significa non rimanere al passo e, di conseguenza, perdersi delle opportunità.

  2. Bad reputation
    Dei trascorsi che hanno portato il brand ad avere una cattiva reputazione e un conseguente fatturato negativo, è bene che si riflettano in un cambiamento d’immagine, di strategia e dell’azienda nel complesso.

  3. Il brand è “vecchio”
    Le persone si annoiano, e un cambiamento in linea con i trend del momento porta aria di freschezza e consente al brand di mantenere sempre un livello alto. Non è vero che un brand di successo è evergreen così com’è, rinnovarsi fa bene a tutti.

  4. Bisogno di riposizionarsi
    Se il marchio non è riuscito a posizionarsi in maniera efficace o se, invece, sta valutando di ampliarsi verso nuovi orizzonti come linea di produzione o aggredendo nuovi mercati, un cambiamento d’immagine può essere la migliore strategia per adeguarsi al nuovo panorama di riferimento.

  5. Ampliamento dell’azienda
    Merge & Acquisition (M&A), ovvero fusione ed acquisizione, richiedono un rebranding immediato e mirato: in questo caso, non solo il brand si ingrandisce e si amplia il pubblico, ma cambiano potenzialmente anche Mission e Vision ed è indispensabile comunicare la nuova identità aziendale con i giusti strumenti.


Quali sono i rischi del rebranding?

Come tutte le operazioni che impattano sull’idea che il pubblico ha di un brand, il rebranding comporta sia vantaggi che rischi. Tuttavia, con la giusta strategia il rebranding si rivelerà una soluzione vantaggiosa per ottenere nuovi clienti e riposizionarsi sul mercato. Ecco quali sono i rischi da tenere in considerazione:

#1 Non rispettare la storia del marchio

Quando un brand ha già un pubblico fedele, la sua storia non può essere trascurata. A meno che non si tratti di un cambiamento radicale dovuto a bad reputation o a un’acquisizione, i dettagli che hanno reso il marchio noto e che hanno appassionato il suo pubblico devono essere tenuti in considerazione. Rinnovarsi è una cosa, rivoluzionare è un’altra.

#2 L’opinione popolare

Il pubblico tende a resistere al cambiamento. Fedele a un brand nella sua interezza, può sentirsi quasi tradito da un cambiamento dell’immagine aziendale. Probabilmente il sentiment iniziale può essere negativo: è proprio a quel punto che il brand dovrà tenere fede al suo cambiamento e spiegare le motivazioni e la ragione d’essere del cambiamento. Sincerità e trasparenza premiano sempre, se la strategia è stata studiata nel modo giusto.

#3 I costi

Sicuramente, tra le varie strategie di marketing, il rebranding ha dei costi non indifferenti. Bisogna però considerare il fatto che si tratti di una strategia a lungo termine, che può letteralmente cambiare il futuro di una label garantendo un nuovo pubblico, una visibilità differente e delle nuove opportunità di business.

È evidente che i rischi non siano indifferenti, ma possono comportare delle effettive problematiche per il brand solo qualora non vengano gestiti al meglio. Inoltre, anche NON fare un rebranding quando è necessario rappresenta di per sé un rischio che può danneggiare incredibilmente un’azienda.

Insomma, la scelta del rebranding deve essere studiata e calibrata con estrema attenzione. È proprio per questo motivo che rivolgersi a dei professionisti come Ander Group può aiutare a ponderare la scelta e a studiare la strategia migliore per il caso specifico, tutelando il brand e garantendosi risultati concreti.

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Gloria Farris

In qualità di Digital Content Specialist di Ander Group, Gloria comunica attraverso la creazione di contenuti trasversali per i diversi canali. Laureata in Strategic Communication, la sua caratteristica distintiva è l’empatia che utilizza per raggiungere il suo obiettivo: comunicare l’identità aziendale strutturando strategie contenutistiche specifiche, basate sulla comprensione di necessità e aspettative del target.

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