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Elena Criscione01 lug 20255 min

A/B test e strategie anti-spam per le newsletter aziendali

A/B test e strategie anti-spam per le newsletter aziendali
7:16

In un precedente articolo abbiamo visto come costruire una newsletter aziendale efficace, curando struttura, contenuti e obiettivi.

Ma creare una buona newsletter è solo il primo passo.

In questo approfondimento, ci concentriamo su due aspetti fondamentali per migliorarne davvero le performance: l’A/B testing e le buone pratiche per evitare lo spam: due leve che possono fare la differenza tra una newsletter ignorata e una che genera valore reale per il tuo business.

Illustrazione arancione in stile HubSpot che rappresenta un test A/B su email marketing con due email a confronto e simbolo di spunta centrale.

Immagine generata con AI

 

A/B test sulle newsletter 

Secondo una ricerca condotta da Invesp,  l’A/B testing è il secondo metodo più diffuso per ottimizzare il tasso di conversione, subito dopo l’analisi del customer journey. Circa il 59% delle aziende analizzate esegue regolarmente test sulle email di marketing

Fare A/B testing su una newsletter significa testare due versioni leggermente diverse dello stesso invio, per capire quale delle due funziona meglio rispetto a un obiettivo preciso: può essere il tasso di apertura, di clic o di conversione.

Il processo è semplice: si prende un campione ristretto della lista contatti e lo si divide in due gruppi omogenei. A uno si invia la versione A, all’altro la versione B. Dopo un tempo stabilito, si analizzano i risultati e si invia la versione migliore al resto della lista.

L’elemento fondamentale è testare una variabile alla volta. Questo permette di sapere con chiarezza cosa ha influenzato il risultato. Gli elementi che si possono testare sono molti, come:

  • l’oggetto della mail,  per verificare quale formula attira di più l’apertura;
  • il preheader, cioè quella riga di testo che compare subito sotto l’oggetto nella inbox;
  • il tono e il contenuto del messaggio;
  • la call to action (sia nel testo che nella posizione o nel colore);
  • il layout, come la disposizione degli elementi o la lunghezza del messaggio;
  • fino ad arrivare all’orario di invio o al nome del mittente.


Ma qual è il vero valore di un A/B test?

L’obiettivo non è trovare la “formula magica”, ma osservare i comportamenti reali, raccogliere segnali e capire, nel tempo, cosa rende una newsletter aziendale più efficace, più letta e più sentita. 

Icona email con simbolo di errore su sfondo arancione in stile HubSpot, a rappresentare il rischio di finire nello spam.

Immagine generata con AI


Come non finire nello spam

Tutto questo lavoro, dalla definizione degli obiettivi alla cura del contenuto, fino all’ A/B test, ha senso solo se la newsletter arriva davvero a destinazione. Perché, prima ancora di essere letta, una newsletter deve riuscire a superare il filtro più banale e al tempo stesso più severo: quello dello SPAM.

Secondo una ricerca di Return Path, a livello globale solo il 79% delle email commerciali raggiunge effettivamente la casella di posta in arrivo. In pratica, una su cinque viene bloccata o finisce direttamente nello spam, senza nemmeno avere una possibilità di essere letta.

I provider di posta (Gmail, Outlook, Yahoo, ecc.) infatti, usano filtri sempre più sofisticati per etichettare le comunicazioni indesiderate. È fondamentale, quindi, conoscere e rispettare alcune buone pratiche per assicurarsi che la tua newsletter aziendale venga recapitata correttamente nella casella principale, e non sepolta tra le “promozioni” o peggio ancora nello spam.

Il primo elemento critico è l’oggetto della mail: deve essere chiaro, interessante, ma mai aggressivo. Termini come “compra subito”, così come l’uso eccessivo di maiuscole e punti esclamativi, possono essere interpretati come segnali di spam dai provider di posta. Allo stesso modo, una newsletter composta quasi esclusivamente da immagini, o con un rapporto testo/immagine troppo sbilanciato, rischia di essere considerata sospetta.

I filtri cercano contenuti credibili, ma soprattutto, leggibili. Per questo è importante anche inserire sempre un testo alternativo alle immagini: non solo per motivi di accessibilità, ma anche perché molte piattaforme di posta bloccano il caricamento automatico delle immagini. 

Un altro aspetto essenziale è il consenso. Inviare comunicazioni solo a chi ha scelto di riceverle è una regola base, non solo dal punto di vista legale, ma anche per preservare la reputazione del brand. Le segnalazioni come “posta indesiderata” penalizzano fortemente la deliverability delle email successive. Per lo stesso motivo, è indispensabile includere sempre un link di disiscrizione visibile, semplice da usare e perfettamente funzionante. 

Attenzione anche al nome e all’indirizzo del mittente. Utilizzare un dominio aziendale verificato, e non servizi gratuiti, trasmette maggiore affidabilità e aumenta le probabilità di consegna.  Un altro errore frequente è l’eccessiva frequenza di invio. Bombardare i contatti con troppe email, magari poco rilevanti, porta facilmente a disiscrizioni e segnalazioni negative. 

Meglio una newsletter in meno, ma attesa, riconoscibile e utile.

Infine, è molto importante prestare attenzione ai link inseriti nel corpo della newsletter. Le best practice indicano di evitare quelli accorciati, troppo complessi o non coerenti con il contenuto, perché i filtri, e i lettori stessi, tendono a considerarli poco sicuri.

Affidarsi a una piattaforma di invio seria e strutturata è la base tecnica su cui costruire tutto il resto: una buona infrastruttura garantisce una maggiore probabilità di recapito, protezione contro blacklist e un monitoraggio puntuale della performance.


Perché usare HubSpot per la gestione delle newsletter

Per le aziende che desiderano strutturare una strategia di email marketing efficace e data-driven, HubSpot rappresenta una soluzione completa e altamente affidabile. Più di un semplice CMS, HubSpot è una piattaforma integrata che consente di gestire, monitorare e ottimizzare l’intero ciclo di vita delle newsletter aziendali, con strumenti pensati per garantire performance elevate e massima deliverability.

La funzionalità di A/B testing automatizzato consente di testare con precisione singole variabili, come oggetto, contenuto o call to action,  e di misurarne l’efficacia in tempo reale attraverso report avanzati e dashboard intuitive. La piattaforma ha anche creato un kit completo per i tuoi A/B test.

In parallelo, HubSpot mette a disposizione strumenti tecnici fondamentali per migliorare la consegna delle email, come la verifica del dominio, il controllo del formato (HTML), il monitoraggio delle segnalazioni di spam e l’adesione alle best practice in fase di invio.

L’integrazione nativa con il CRM, infine, permette una segmentazione accurata del pubblico, la personalizzazione dei contenuti e la creazione di workflow automatizzati, assicurando che ogni invio sia pertinente e rilevante per il destinatario. Pur non potendo garantire l’assenza totale di rischi legati allo spam, HubSpot fornisce tutti gli strumenti necessari per minimizzarli e per costruire, nel tempo, una reputazione solida e professionale nei confronti della propria audience.

In Ander Group,  come HubSpot Platinum Partner, possiamo affiancarti dall’A/B testing alla prevenzione dello spam, per costruire newsletter performanti, capaci di generare risultati misurabili e rafforzare il legame con la tua audience.

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Elena Criscione
Come Junior Associate Elena porta freschezza e innovazione nella pianificazione strategica delle attività digitali e nell’elaborazione di contenuti per campagne pubblicitarie, articoli e social media. Con una laurea in Marketing e un Master in Economia e Management dell’Innovazione in corso, la sua filosofia di vita si riflette nel motto "impara come se dovessi vivere per sempre"!