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Francesca Moretti01 gen 19706 min read

Il segreto per dare luce a un'idea?

Wanderful #15 - Nata a Lugano quattro anni fa, CLARA ha ideato un gilet riflettente con l’obiettivo di rivoluzionare il rapporto tra mobilità lenta e automobili aumentando la sicurezza di ciclisti e runner. Ce ne parla Marco dal Lago, founder e CEO dell’azienda.

Il cambiamento è spesso un azzardo. C’è chi preferisce non muoversi dalla sua zona di comfort perché odia gli imprevisti, riesce ad avere facilmente tutto sotto controllo e a calcolare costi e benefici di ogni minima azione; e c’è chi invece nella comodità non si trova, semplicemente perchè vuole qualcosa di più. Si potrebbe quasi dividere il genere umano in base a questo criterio. Metà da una parte e metà dall’altra.

“Da semplice dipendente mi chiesi cosa sarebbe successo se avessi riunito le persone più intelligenti che conoscevo per risolvere un problema tangibile della società e creare un'impresa”. Marco Dal Lago, fondatore e CEO di CLARA appartiene decisamente al secondo insieme.

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Start-up fondata nel 2015 a Lugano, nelle aule della SUPSI, CLARA è una realtà ticinese che ha deciso di mantenere la sua identità legata al territorio. E questa di per sé è già una notizia. CLARA - da “clarus, clari”, in latino “luminoso” - ha come obiettivo quello di aumentare la sicurezza di ciclisti, runner e chiunque utilizzi un mezzo di mobilità lenta sulle strade. Come? Attraverso l’uso di un gilet riflettente dotato di led in grado di indicare la direzione di svolta e aumentare la visibilità di chi lo indossa.

Ci sono persone che passano una vita in attesa dell’idea giusta, molto spesso invano. Ricordi il momento in cui ti si è accesa la classica lampadina?

L’occasione è arrivata semplicemente guardando meglio quello che mi accadeva intorno. Nel tragitto verso casa incontravo spesso ciclisti che al buio erano davvero difficili da vedere. La luce, solitamente posta sotto il sellino, è inoltre facilmente confondibile con quella delle auto: serviva qualcosa che fosse all’altezza degli occhi degli automobilisti. Così l’idea ha iniziato a prendere forma.

Quindi un’intuizione arrivata quasi per caso.

Credo che per cogliere un’occasione sia necessario essere predisposti, utilizzare una specie di “ascolto attivo”. Conoscevo, e conosco ancora per fortuna, persone e amici per cui ho nutrito sempre una grande stima, umana e professionale. Volevo trovare un’idea che riuscisse a metterci insieme perché ero convinto che collaborando saremmo riusciti a fare qualcosa di buono. Posto che siamo ancora all’inizio e tutto è sempre migliorabile, posso dire che non mi sbagliavo.

Una cosa però è trovarsi a parlare di un progetto con gli amici, un’altra iniziare a pensare che quel sogno sia realmente realizzabile. Quando avete capito che era davvero una buona idea?

Quando per la prima volta qualcuno ha parlato di noi. Passavamo le giornate a pensare a come rendere commerciabile un prodotto che ancora non esisteva, girando anche negozi locali in lungo e in largo per cercare materiali che potessero fare al caso nostro. Poi arrivò un segnale: un articolo su un blog. Per la prima volta avevamo la conferma di essere sulla strada giusta. Nel giro di qualche mese saremmo stati scelti tra 2200 start-up per entrare a far parte di un acceleratore di imprese a Londra, il Mass Challenge UK. Lì le cose hanno iniziato a diventare serie. E le responsabilità maggiori.

 

 

Esaltazione, entusiasmo e anche un po’ di paura probabilmente. Spesso si commette l’errore di considerare gli imprenditori come totalmente separati dalle società che fondano.

E infatti è un errore, e anche grosso. Soprattutto all’inizio, quando si è davvero alle prime armi, ogni giorno si cresce un po’, ci si confronta con situazioni diverse e con problemi di cui non si sospettava neanche l’esistenza. L’equilibrio è una cosa che si acquisisce, insieme a una visione macro che ti consente di guardare al di là del singolo episodio. In questi ultimi anni tanti sono stati i picchi di entusiasmo, ma non sono mancati i momenti difficili, in cui se perdi la bussola rischi di naufragare. Avevo 26 anni quando ho fondato CLARA. Son passati 4 anni e se mi guardo indietro non posso che essere orgoglioso del percorso che ho fatto, come uomo e come imprenditore. Ma la strada è ancora lunga.

E sai già dove porterà questa strada?

Ad oggi siamo in fase di Fundraising per commercializzare e migliorare i prodotti che abbiamo - il gilet e il coprizaino - e produrne quantitativi maggiori, in modo da renderli disponibili sia per le aziende che sul sito, per clienti privati. Ma all’orizzonte le possibilità che vedo per CLARA sono ancora più interessanti e stimolanti, soprattutto nel settore della Wearable Technology. Se ci pensiamo bene, quali sono le caratteristiche che sempre di più gli utenti richiedono a un prodotto per decretarne il successo? Semplicità di utilizzo e sicurezza: con CLARA vorremmo che un giorno fosse possibile sbloccare il proprio monopattino elettrico o la propria e-bike in modo automatico, risultando perfettamente visibili nel traffico e addirittura tracciando le proprie prestazioni: per gli sportivi sarà un bel vantaggio in termini di comodità.

Senza considerare che favorire la mobilità lenta non può che far bene a tutti. Più mezzi a zero impatto ci sono in giro, più le nostre città diventeranno vivibili e Smart.

Assolutamente. Il tema della responsabilità è per noi un nodo molto delicato. Abbiamo deciso di mantenere tutta la filiera produttiva in Europa e la nostra sede a Lugano perché è per noi importante ridurre le emissioni al minimo, mantenere alta la qualità e omaggiare un territorio che ci ha dato tanto e che ci ha consentito di iniziare a dare forma al sogno che coltiviamo dal giorno della fondazione: creare un prodotto che sia utile, che faciliti e migliori la vita di chi lo utilizza.

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Ci sono imprenditori che sostengono che il motivo per cui si fa impresa non sia direttamente legato al profitto. Sei d’accordo?

Ognuno avvia un’attività spinto da motivazioni proprie. Per quella che è la mia esperienza, posso dire che chi crea una start-up solo per fare soldi commette un errore grave. Sono poche le nuove aziende che sopravvivono anche solo dopo 2 anni di attività, basta guardare i numeri. Fare l’imprenditore oggi vuol dire affrontare tante difficoltà, vuol dire mettersi in gioco costantemente contro avversari che spesso non sono neanche identificabili come competitor. Per andare avanti bisogna avere un progetto più alto, una motivazione che non si esaurisca con il profitto. Evidentemente bisogna avere un conto economico positivo, perché bisogna pagare fornitori, dipendenti e collaboratori. Ma senza perdere di vista la ragione per cui si è scesi in campo.

Lo abbiamo detto prima, lo ripetiamo: da quando è nata, CLARA è cambiata e si appresta a evolvere ulteriormente; e anche tu sei cambiato in questi anni in cui ti sei immerso anima e corpo nel tuo progetto. Che consiglio vorresti dare a quei ragazzi che desiderano affacciarsi al mondo dell’imprenditoria?

Il primo consiglio è molto pratico: raccontate la vostra idea, non chiudetela a chiave in un cassetto sperando che prima o poi venga alla luce. Non succederà. Parlate con gli amici, coi familiari, fatevi consigliare sulle caratteristiche che dovrebbe avere il prodotto o servizio che avete in mente. Aprirvi vi faciliterà molto, anche per trovare altre persone che possano aiutarvi a realizzare il vostro sogno. Il secondo consiglio è più teorico ma ugualmente - se non più - importante: trovate la vostra motivazione. L’obiettivo di chi fa impresa è creare qualcosa che risolva un problema. Pensare solo ai soldi non vi renderà dei migliori imprenditori, anzi. Vi farà desiderare di averne di più e di più ancora. CLARA è nata per ridurre gli incidenti stradali: quando saprò che l’idea nata nelle buie aule della SUPSI sarà servita a salvare delle vite, allora potrò dire di avere avuto successo.

 

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Francesca Moretti

Nel ruolo di Marketing & Communication Strategist in Ander Group, Francesca esprime la sua creatività attraverso la ricerca e scrittura di contenuti per ideare campagne, articoli del blog e social media post. La sua laurea in Economia e Marketing viene messa a frutto analizzando risultati e pianificando strategie digitali per la crescita aziendale. Ogni giorno non è uguale all'altro!

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